Educazione Vulnologica

Lesione venosa.

Spesso le lesioni venose non guariscono perché non si curano gli aspetti descritti nelle fotografie (gestione dell’edema, riduzione infiammazione, riattivazione dei bordi ed infine ottenere un fondo granuleggiante rosaceo e rosso).

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Grazie della fiducia.

Questa persona si è fidata delle nostre indicazioni, abbiamo sgonfiato la gamba con qualche bendaggio, e poi indossa da quattro anni la calza elastica terapeutica idonea dal mattino alla sera. In questi anni non ha avuto ulcere, flebiti o trombosi ed è autonomo. Un bel risultato. Complimenti.

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Dal piede a rischio al piede diabetico il passo é breve

A questa persona è stato tagliato solo l’angolo dell’unghia, tecnica errata. Non e stato considerato ha il diabete; ha la neuropatia; ha l’arteriopatia; ha le scarpe strette, corte e basse; ha ispessimento del vallo laterale che predispone ad unghia incarnita; ha avuto infezione locale (visibile cupola della vescicola); infine hanno lasciato un pericolosissimo pezzo di unghia (specula) e non ha ricevuto nessuna educazione sanitaria. Questa persona HA QUINDI UN ALTO RISCHIO DI SVILUPPARE IL PIEDE DIABETICO, dal quale non si guarisce più!

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Un unico caso ma molti concetti fondamentali

Concetto del piede diabetico 
L’arteriopatia, la neuropatia, le scarpe strette sono grandi problemi da affrontare.
Concetto vulnologico 
Rossore, calore, gonfiore, dolore (poco perché neuropatico) sono segni di infezione.
Concetto podologico 
Le lesioni interdigitali sono pericolose perché aprono la porta ai batteri, le scarpe vanno sempre valutate.
Concetto linfologico 
Da quelle piccole lesioni si possono sviluppare infezioni (linfangiti, flemmoni) estremamente pericolose che mettono a rischio il piede; l’edema va sempre drenato per permettere la diffusione dell’antibiotico.

Trascurare anche solo un aspetto potrebbe rendere meno efficace la cura. Dott. F. Granata

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Trattamento olistico

Persona 50enne, con alterazione glicemica, obesità, flebedema, ulcera, distrofia pre tibiale, iniziale fibrosi terzo inferiore di gamba, distrofia ungueale e, soprattutto, ha già avuto episodi di dermatolinfangioadenite infettiva. Per evitare la progressione dei danni causati dal gonfiore e dalle infezioni è fondamentale drenare e mantenere sgonfie le gambe. È l’unico modo per fare prevenzione.

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Infarto in corso

Un bell’esempio di un cittadino che si é fidato subito e ha chiamato il centro di eccellenza del piede diabetico. In questi casi non c’è medicazione, farmaco o altro che funzioni. È necessario riaprire le arterie, fino al piede.

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Effetti collaterali del bendaggio

Quando si esegue un bendaggio è importante dissipare le pressioni di contatto con la pelle, usando della ovatta o della foam. Se non viene fatto, si rischia di ledere il tessuto.
Nella foto A vediamo tante piccole lesioni secche della pelle, e curiosamente nelle foto B vediamo che seguono proprio l’inclinazione della benda.

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Come rendere autonoma dal bendaggio una persona linfopatica?

Nella mia esperienza vedo pochissimi bendaggi ben confezionati e spesso delle difficoltà ad indossare le calze elastiche. Esistono in commercio dei tutori a strappo in velcro che stiamo provando, che in alcuni casi possono aiutare il cittadino a rendersi autonomo e libero dal bendaggio. Nelle foto un esempio. Per ogni informazione scrivetemi pure. Grazie. Dr. Fabio Granata

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Unghia incarnita in persona con diabete

Un unghia incarnita è molto pericolosa, può causare infiammazione, poi infezione e mettere a rischio amputativo il dito.

Non servono ne pediluvi, con acqua e sale, con bicarconato, con amuchina, con euclorina, ne antibiotici locali. Serve rimuovere la parte di unghia (specula) rimasta incastrata, mettere scarpe aperte e medicare con antisettico locale come betadine al 10% o amukine med 0.05% soluzione, garza sterile e cerotto.

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Impronta del piede sulla scarpa

Quando vediamo un’impronta del piede sulla scarpa sappiamo che quella é una zona di ipercarico dove si formerà prima un callo e poi nel tempo un ulcera, che se si dovesse infettare causerebbe seri problemi. È meglio fare prevenzione, facendo una valutazione biomeccanica, cambiando calzature e se necessario realizzando un plantare.

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